lunedì 21 gennaio 2008

Pan American


Ieri sera mi sono buttata sul divano dopo una domenica passata in tranquillità tra piscina e un tè con le amiche, ho messo un CD dei Pan American e ho cominciato a navigare nei miei pensieri.

Il disco mi faceva pensare ad un paesaggio di luci di una città al crepuscolo, osservato dal finestrino di un treno in movimento che attraversa "non-luoghi" con il solo sottofondo del suono iterativo del treno sulle rotaie.
Un treno che non arriva mai, in una situazione di solitudine introspettiva.
Mi sono addormentata in questi pensieri e ho lasciato che il disco mi portasse chissà dove senza meta.
Non mi piace non avere il controllo su me stessa, ma quando ascolto la musica e soprattutto dischi come i Pan American mi perdo e mi lascio trasportare...dove? Non lo so!


Chi sono i Pan American?
Il leader è Mark Nelson fin dai tempi dei Labradford ne conosce bene la vocazione cinematica, la tendenza all'isolazionismo sonoro e la capacità di cercare e descrivere le piccole cose del mondo e dell'anima.

Songs:

  1. Plains
  2. For a Running Dog
  3. Settled
  4. Place Names
  5. Red Line
  6. Raised Wall
  7. St. Cloud
  8. 2-Sided
  9. Right of Return

martedì 15 gennaio 2008

Ocean Songs


Altro disco che sto ascoltando molto. Lo avevo sentito in rete, ma ora mia sorella lo ha comprato a NYC ed ora via ad ascoltarlo...


Il post-rock americano è la "musica della metropoli", cervellotica e alienata, e quella dei Dirty Three è la colonna sonora di spazi sterminati e deserti, come quelli d'Oceania. Ma è anche musica per stati d'animo. Navigando a bordo del loro vascello, si perde ogni contatto con la realtà e si scivola presto in una dimensione contemplativa.
Le "Ocean Songs", infatti, trasudano un lirismo fatato che ha il sapore agro della salsedine e le tinte fosche degli abissi. È come se tra le note scrosciassero le onde, soffiasse il vento, cantassero i gabbiani e le sirene. Inevitabile, dunque, lasciarsi sopraffare da quella malinconia che prende chi si trova a navigare sugli oceani o a contemplare il mare dalla riva, possibilmente al tramonto.
Un disco intenso e commovente, ben lontano da tanti polpettoni strumentali degli anni Novanta.

Di solito metto delle foto prese dalla rete per il mio blog, nonostante mi piaccia molto fare fotografie, ma questa volta ne volgio mettere una delle mie fatte durante un concerto dei dirty three al circolo degli artisti di Roma.


















Tracklist
  1. Sirena
  2. The Restless Waves
  3. Distant Shore
  4. Authentic Celestial Music
  5. Backwards Voyager
  6. Last Horse on the Sand
  7. Sea Above, Sky Below
  8. Black Tide
  9. Deep Waters
  10. Ends of the Earth

sabato 5 gennaio 2008

Cat Power e il suo "Jukebox"

http://www.freewilliamsburg.com/archives/20cat_CA1.650.jpg

Cat Power ha reso nota la sua scaletta del suo secondo album di cover, che uscirà il 21 gennaio 2008 e sarà intitolato 'Jukebox'.
Al suo interno anche un nuovo brano originale di Chan Marshall, 'Song To Bobby', che è dedicato a Bob Dylan, di cui la cantautrice esegue anche 'I Believe In You.'
Questa la scaletta completa, tra parentesi l'esecutore originale della canzone:

Cat Power, la scaletta di 'Jukebox'
'Theme From 'New York, New York' (Frank Sinatra),
'Metal Heart' (Cat Power),
'Ramblin' (Wo)man' (Hank Williams),
'Song To Bobby' (Cat Power),
'Aretha, Sing One For Me' (George Jackson),
Lost Someone' (James Brown),
'I Believe In You' (Bob Dylan),
'Fortunate Son' (Creedence Clearwater Revival),
'Silver Stallion' (Lee Clayton),
'Dark End Of The Street' (James Carr),
'Don't Explain' (Billie Holiday),
'Woman Left Lonely' (Janis Joplin).

mercoledì 2 gennaio 2008

Doppio CD Sigur Ròs


Questo doppio CD me lo ha riportato mia sorella da NYC, insieme a tanti altri che piano piano sentirò e ne parlerò :-)

I Sigur Rós si ripresentano con un doppio cd nel quale, accanto a tre pezzi inediti trovano ampio spazio per rivisitazioni di brani più o meno recenti della loro discografia.
Acquistando questo disco potrebbe balenare il sospetto che “Hvarf/Heim” sia un’operazione meramente commerciale, volta a mantener vivo l’interesse del pubblico per la band islandese, nonostante l’assenza di un album vero e proprio, a ormai oltre due anni di distanza dall’ultimo Takk...
Dall’ascolto dei due cd tale pregiudizio, probabilmente legittimo per la stragrande maggioranza delle band in circolazione, non risulta applicabile ai Sigur Rós, che riescono a rielaborare con impressionante naturalezza.
Il primo cd “Hvarf”, comprende cinque brani elettrici registrati in studio, tre dei quali inediti che disegnano altalene emotive ed esprimendo emozioni che non richiedono di essere urlate, tanto da poter fare quasi a meno dei crescendo elettrici, poiché con la loro toccante dolcezza sono in grado di trasportare semplicemente in un’altra dimensione.
Il secondo cd, “Heim”, contiene invece sei brani già editi, adesso proposti in una forma totalmente unplugged, nella quale le componenti orchestrali del suono della band viene esaltato con il contributo del quartetto d’archi Amiina.
Nonostante la sostanziale assenza di evoluzioni stilistiche, “Hvarf/Heim” rappresenta qualcosa di più di una semplice raccolta per appassionati, ma è una ricchissima reinterpretazioni acustica che emerge con chiarezza. Come sempre i Sigur Ròs riescono con la loro musica ancora una volta a trovare la via del cuore.

Tracklist

Hvarf

  1. Salka
  2. Hljómalind
  3. Í Gær
  4. Von
  5. Hafsól


Heim

  1. Samskeyti
  2. Starálfur
  3. Vaka
  4. Ágætis Byrjun
  5. Heysátan
  6. Von

domenica 9 dicembre 2007

Innovazione e sperimentazioni



Nel mio ultimo we a Milano ho discusso con le mie amiche in materia musicale.
Io sostenevo che nella musica italiana non c'è innovazione e slancio. Ci propinano le solite cose con una musica melensa e senza sperimentazione.
Per carità anche la musica internazionale è piena di immondizia, anzi direi per la maggior parte, però c'è anche tante nuova sperimentazione che per molti (comprese le mie amiche
) può sembrare frastuono, ma per me è decisamente "innovazione"... la banalità non mi piace.
L'orecchio deve abituarsi a suo
ni diversi, invece di stare a sentire quelle robaccia di RDS che ti appiattisce il cervello.
Un esempio di novità?
The Fiery Furnaces. I fratelli Friedberger da Chicago, sono "le fiere fornaci" della invenzione rock: un fuoco fantastico di avant-pop, sostentato dalle coniugazioni blues più bislacche, da nenie e filastrocche infantili.
Fiery Furnaces rompono gli schemi e schiacciano la noia e la monotonia che caratterizza questa fase della musica indie che è a corto di idee e prigioniera di schemi piuttosto logori e ripetitivi. Fanno tutto in due. Fratello e sorella. Matt ed Eleonor Friedberger. Nativi di Oak Park, ricca periferia di Chicago. Il primo che suona e compone, costruisce complesse e barocche architetture di suoni e ritmi. La seconda che canta, front woman e musa di altri tempi. C’è di tutto e di più in Widow City, loro ultimo lavoro. Cambi di marcia repentini e improvvisi, ritmiche complesse. Canzoni e cabaret. Code prog e riff di chitarra. Pop e rasoiate hardcore. Eccentricità a profusione. Band estremamente complessa, dalle molteplici influenze. Se un filo conduttore si può rinvenire in Widow City è nell’approccio e nelle citazioni tipicamente primi anni settanta, comunque precedenti al punk. Un immaginario di riferimento non proprio diffuso tra i gruppi e gli artisti della scena indipendente.


Tracklist:

1. The Philadelphia Grand Jury
2. Duplex of the dead

3. Automatic husband

4. Ex-guru

5. Clear signal from Cairo

6. My egyptian grammar

7. The old hag is sleeping

8. Japanese slippers

9. Navy nurse

10. Uncle Charlie

11. Right by conquest

12. Retroative beer

13. Wicker whatnots

14. Cabaret of the seven devils

15. Pricked in the heart

16. Widow city

venerdì 7 dicembre 2007

Un disco di solitudine

In questi giorni sono molto stanca e non riesco molto a concentrarmi su quello che faccio, così mi ascolto un po' di musica che mi risolleva sempre. Oggi ho scelto il nuovo album di PJ Harvey... E' un disco intenso e spiazzante, interamente scritto al pianoforte, dove è la voce l’unica vera protagonista. Una voce, come la musica, sempre acuta, confessante, che si innalza fino a grida di dolore. E' anche un disco attuale che rapprenseta lei con un abito antico e che sembra cantato da un fantasma. Fantasma che, album dopo album, continua a confermarci che c’è modo e modo per piangersi addosso. Decisamente più vicina a Kate Bush che a Patti Smith, sicuramente molto lontano da qualsiasi cosa PJ Harvey abbia mai prodotto. Per la prima volta si parla chiaro, PJ non racconta storie, non ci descrive paesaggi, non ci narra di angeli abbandonati a loro stessi. Polly Jean non è mai stata tanto nuda in nessuno dei suoi dischi.

Un disco di solitudine...come il mio stato!

Tracklist:

  1. The Devil
  2. Dear Darkness
  3. Grow Grow Grow
  4. When Under Ether
  5. White Chalk
  6. Broken Harp
  7. Silence
  8. To Talk To You
  9. Piano
  10. Before Departure
  11. Mountain


lunedì 3 dicembre 2007

In Rainbows




















Oggi leggendo la Repubblica ho visto che il leader dei Radiohead, Thom Yorke, ha parlato del successo della vendita in download del loro nuovo album al prezzo stabilito dall'acquirente. York dice "Non è vera la notizia secondo la quale il 70% non ha pagato. I dati li conosciamo solo noi, la prima settimana ci sono stati un milioneduecentomila download, ad una media di sei euro l'uno (circa il 50% ha pagato zero). Hanno detto che è stata una scelta radicale, ma date le circostanze era l'unica possibilità. Quando hai finito di registrare un disco, se vuoi farlo arrivare subito all'ascoltatore non hai altro mezzo che la rete", ha spiegato Yorke. "Il nostro scopo era quello di dimostrare che non c'è bisogno di tutte queste infrastrutture per far arrivare la musica alla gente. Il processo industriale serve solo a sottrarre guadagni agli artisti e a rendere il disco sempre più costoso. Un tempo l'industria lavorava per far conoscere i giovani artisti, oggi invece le major tendono a eliminare chi non ha un riscontro commerciale immediato".
Yorke ha parlato anche del rapporto con la loro vecchia etichetta: "Con la Emi non abbiamo mai avuto grossi problemi. Ci hanno sempre lasciato ampia libertà. Il nostro non è un gesto contro le persone con cui abbiamo lavorato, ma contro un sistema di acquisti e fusioni che ha portato alla creazione di queste maledette multinazionali. E nessuno si è preoccupato di venirci a raccontare quel che è successo, come se la cosa non riguardasse anche noi. Non siamo fottute scatole di biscotti!".
Il nuovo disco dei radiohead è bello e ritengo che la loro filosofia è ancora più bella.
Ormai l'industria musicale è diventata inaccettabile.